Lo scat è una forma di canto, quasi sempre improvvisato, appartenente alla
cultura musicale del jazz. Utilizza una quantità indeterminata di fonemi a
scelta dell'interprete. Nello scat il cantante fa a meno del testo e inventa un
suo particolare proto-linguaggio funzionale alle proprie invenzioni
ritmico/melodiche. Il canto scat è l'imitazione di strumenti musicali con la
voce e quest'ultima acquista la stessa assoluta libertà articolatoria del
fraseggio jazzistico degli altri strumenti dell'orchestra.
Per questo motivo lo scat non prevede l'uso di parole compiute, bensì di fonemi
privi di senso dal suono accattivante che il cantante utilizza in chiave ritmica
oltre che melodica. I brani in cui si può ascoltare lo scat sono di solito
veloci e allegri e non di rado esso viene utilizzato in chiave grottesca e
caricaturale.
Se ne attribuisce la paternità, o quanto meno la diffusione, a Louis Armstrong,
verso la metà degli anni Venti e precisamente nel 1926, durante la registrazione
di Heebie Jeebies con il suo gruppo "The Hot Five"; la leggenda dice che Luois
Armstrong si trovò a dover improvvisare una parte della canzone con sillabe
inventate perchè gli era caduto il foglio con le parole dal leggio. Leggenda,
perchè sia lo stesso Armstrong che già altri da qualche tempo vocalizzavano le
canzoni, ricercando con la propria voce quella qualità di improvvisazione che la
potesse elevare a un livello strumentale.
Fra coloro che ne hanno sviluppato maggiormente le potenzialità vi sono Michele
Hendricks, Cab Calloway, Ella Fitzgerald e Dizzy Gillespie.
Nei primi anni ottanta lo scat ha fatto il suo ingresso anche nel reggae grazie
all'eccentrico cantante giamaicano Eek-a-Mouse. Negli anni novanta è stato usato
nella musica dance da Scatman John (John Paul Larkin).
Ogni cantante di scat usa una propria sillabazione caratteristica (scat words)
che, insieme con il timbro della voce, lo identifica immediatamente.
I'm a scatman... I'm a scatman... bi babba barabboo...
scatman
world !